L’allenamento che ti permette di giungere ad importanti risultati sportivi, come sappiamo, non è fatto soltanto di palestra. Il segreto di un atleta agonista consiste nel raggiungere un delicato equilibrio tra l’apparato circolatorio e quello respiratorio, senza naturalmente perdere di vista il benessere muscolare e la piena efficienza del sistema nervoso.
Ognuno di questi elementi dovrebbe lavorare in simbiosi, in modo tale da mettere i muscoli nelle condizioni tali di rendere al meglio.
E’ indubbio che praticare uno sport come il basket generi dei benefici importanti, decisamente superiori a quelli che vengono come considerati i rischi legati a questa disciplina.
Come per ogni attività sportiva, anche la pallacanestro presenta però delle situazioni più rischiose, in grado di mettere a repentaglio la muscolatura e lo scheletro di chi sogna di giocare in Nba.
Tra le condizioni in cui è più facile infortunarsi quando si fa un partitella 5 contro 5, ma anche un allenamento 2 contro 2 al parco, ricordiamo:
- i colpi diretti
- le torsioni delle caviglie
- ripetizione nei movimenti
Le fatiche dei giganti del basket
Il fattore che limita maggiormente la condizione atletica di un soggetto è la stanchezza fisica. Nel basket esistono moltissime occasioni per perdere lucidità ed entrare in deficit muscolari. Vi sono infatti dei comportamenti peculiari che affaticano irrimediabilmente un giocatore di pallacanestro. Tra le azioni più dispendiose, sul piano energetico, citiamo:
- brusche accelerazioni
- salti in alto, soprattutto per il recupero del rimbalzo a canestro
- cambi di direzione continui nella corsa, a seconda della squadra in attacco
- contatto diretto con il corpo avversario, soprattutto in fase di marcatura e di arresto e tiro a tabellone.
Non è un caso se, i dati statistici, sottolineano come il maggior numero di infortuni che interessano il quintetto del basket sono alle caviglie e alle ginocchia. Oltre alle caratteristiche insite al gioco di squadra, di cui abbiamo in parte parlato, esiste anche una carenza nella preparazione atletica ad aumentare le possibilità che un atleta possa infortunarsi. Fattori come una salute deficitaria o un’alimentazione poco equilibrata, possono incrementare esponenzialmente i rischi di farsi male quando si gioca a pallacanestro. Anche se può sembrare eccessivo, in realtà molti dolori alle caviglie o risentimenti alla rotula risultano connessi direttamente con l’uso di scarpe sbagliate, rispetto alla conformazione della pianta del piede. Anche delle scarpe che aderiscono male al collo del piede possono generare distorsioni alle caviglie, molto più spesso di quanto possiamo immaginare.
Una questione di testa
Quella che molti coach del parquet del basket tendono a riassumere con le parole “concentrazione” e “testa” in verità rientrano in un discorso molto più ampio, legato con la capacità di rilassamento mentale che dovrebbe avere ciascun soggetto che si approccia al gioco della pallacanestro. Se moltissimi campioni del basket hanno mostrato delle performance al di sotto delle proprie aspettative, durante le final eight, come ipotizzano quelli di colitespastica.it, è stato a causa del manifestarsi dei classici sintomi della colite. Questo problema, detto comunemente “colite nervosa” è un disturbo intestinale che può compromettere parecchio le performance di un atleta sul rettangolo di gioco. Si tratta di una male interno che manifesta però gravi ripercussioni nella nostra vita, compreso quando facciamo una partita di basket o interagiamo con gli altri. La definizione di colite nervosa di tipo spastico deriva dal fatto che questa dipenda dalla nostra psiche.
Moltissimi naturopati ed esperti di disturbi nello sport evidenziano come, una volta superato il problema emotivo, di carattere affettivo o di altra natura, è possibile guarire dalla colite e riprendere una vita normale, oltre a raggiungere prestazioni sportive più importanti. Per questa ragione esistono dei consigli di massima che qualunque player di basket dovrebbe seguire, per rilassare l’intestino e quindi migliorare la peristalsi.
Dormire per guarire
Sappiamo bene come l’adrenalina generata durante una partita a pallacanestro, soprattutto durante le fasi finali, quando la sirena sta per decretare inesorabilmente la conclusione di un incontro, mette a dura prova, oltre che le coronarie dei tifosi, anche la lucidità mentale dei giocatori.
Così come De Gregori cantava di Nino che aveva paura di tirare un calcio di rigore, anche l’ultimo tiro dell’incontro, quello in grado di cambiare l’esito del match, richiede un equilibrio mentale che sono dei cicli di sonno completi possono garantire. Quando l’arbitro decreta la fine, oltre ad esercizi di defaticamento e stretching è importantissimo alimentarsi bene e garantire al corpo almeno 8 ore di sonno continuo. I muscoli sono stanchi, ma lo è anche la mente, consultata ogni secondo della partita, per conoscere quale fosse la giusta scelta da intraprendere. Riposarsi significa non solo ripristinare le riserve di glicogeno nel corpo, ma anche scaricare quelle tensioni mentali che possono acutizzare un’irritazione latente del colon e inficiare la qualità del gioco nel prossimo incontro.